La Francia e l'Unione Europea: una relazione difficile che puo provocare pregudizi
Benchè la Francia sia uno degli attori principali nella costruzione europea e che partecipi attivamente ai finanziamenti europei ed alla creazione di norme europee (sopratutto con la Germania), sembra che i cugini transalpini abbiano un problema per quanto riguarda l'uso dei fondi strutturali.
Se paragoniamo le Francia con la Germania (che è leader europeo, che piacia oppure no) possiamo notare delle differenze nei comportamenti che potrebbero essere visti come malfunzionamenti.
Per prima cosa, in Germania le regioni dispongono di banche regionali che, tramite i fondi europei, distibuiscono e finanziano con efficacia i soldi ai diversi progetti presentati dal paese teutonico. Questo è un vantaggio perchè facilita il passagio dei soldi ravvicinando le regioni a questo tesoretto europeo, e pensando che la Germani è uno stato federale, tutto cio prende senso. La Francia in confronto non disponedi questo mecanismo e il trasferimenti di fondi tra l'UE e l'utente finale è più difficile e più soggetto a rifiuti.
Dalla crisi economica dovuta alla Lehmann Brothers americana, l'Unione europea è sempre più attenta ai suoi fondi ed alle spese relative. Basta un semplice errore perchè un progetto sia rifiutato.
Per di più, la Francia approfitta poco delle iniziative dei finaziamenti delle PME denominato "JEREMIE". In alcune regioni francesi come i Paesi della Loira,
l'iniziativa è in lista d'attesa da parecchi anni senza successo. Mentre la Germania si sente ad agio con le direttive fiscali europee (forse perchè è più preparata) la Francia denuncia delle pesenatezze nei controlli dell'Unione. Per una ragione ancora sconosciuta, la Francia si fa problemi ad instaurare un sistema di auto-controllo dei stanziamenti europei, e cio si traduce spesso in una perdita di tali fondi.
Ci sono anche lamentele perchè secondo certe regioni ed aziende, la Francia non prende abbastanza l'iniziativa di chiedere fondi malgrado un bisogno crescente di soldi. Questo "sotto consumo" ci lascia perplessi. E vero che, come dette precedentemente, creare un progetto da sottomettre all'UE puo rivelarsi una vera crociata, un progetto puo essere bocciato perchè c'è un errore de soli 500 euro su una somma che ammonta a centinaia di migliaia di euro...una stupidata forse, ma visto i recenti avvenimenti di crisi economica mondiale, non si è mai troppo sicuri. Sfortunatamente, è proprio quest'ostacolo che blocca la via alle aziende e alle regioni per i fondi europei. La Francia non ha ancora preso l'abitudine di chiedere questi soldi e li vede più come un bonus piutosto che come un vero attrezzo strategico per lo sviluppo.
Il fatto di dover passare tramite Parigi è questione di dibattiti. Questa tappa è, secondo alcune regioni, un ostacolo supplementario del quale si potrebbe fare a meno. Non ci sono direttive europee che possono migliorare questa situazione giacchè sarebbe un intralcio al principio di soveranità di ogni paese che fa in modo tale che l'UE non puo emettere leggi su delle questioni che sono di responsabilità dei governi nazionali. E dunque, l'organizazzione di un paese e la volontà o meno di delegare certi poteri dipendono esclusivamente ai governi nazionali. E possibile che questo cambi un giorno ma per adesso si dovà passare tramite la capitale francese per parlare con Bruxelles.
L'Italia, quel paese con le mani bucate.
L'Italia, luogo di nascita della cultura latina, precursore di innumerevoli invenzioni e scoperte. Che si amino o meno gli italiani, gli dobbiamo enormemente culturalmente parlando. Nonostante questo, l'Italia puo anche essere il centro della nostra civiltà ma oggigiorno si trova in un brutto periodo e l'UE è probabilmente l'unica soluzione per rimettere il paese a galla.
Pero ecco, l'Italia da soldi all'Europa, contribuisce attivamente alla vita europea, ma è incapace di usufruire di cio che gli spetta di diritto. Ed è cosi che 2 preziosissimi miliardi di euro destinati alla cultura sono ritornati a Bruxelles. L'Italia avrebbe bisogno di questi fondi per mantenere dei capolavori architetturali come il Colosseo oppure Pompei ma se li lascia sfuggire. Il vero problema è che non è la prima volta che accade.
Alla fine del 2013, il governo italiano ha dovuto restituire quesi 6 miliardi di fondi a Bruxelles, per le stesse ragioni: i soldi non sono stati spesi in tempo. Mentre il governo si lasciava sfuggire questo tesoretto, non era riuscito a spendere più di 12.9 miliardi, ovvero meno del 40% del bilancio totale messo a disposizione.
Ci sono pure volte che i soldi sono stati spesi, ma spesi male! Ed è cosi che la Corte dei Conti ha valutato a 344 milioni di euro i fondi spesi inutilmente o irregolarmente: 148 milioni per la Sicilia, 17.4 milioni per la Campania e 12 milioni per la Calabria...e non finisce qui. Dal 2003 (quindi dal programma europeo precedente) la somma totale di fondi spesi inutilmente o irregolarmente è di un totale vertiginoso di 1 miliardo 200 milioni di euro! Progetti lanciati senza le dovute procedure pubbliche, infrastrutture pagate ma mai terminate, l'Italia è una dei tristi campioni de paesi con contabilità errata nell'Unione Europea. Soldi, tantissimi soldi che partono in tutti i sensi mentre potevano essere usati per lo sviluppo del paese.
I progetti si lanciano in ritardo, il tempo che tutto si metta in posizione e arriviamo alla data finale:"non avete speso i soldi? ridateceli."
Il rischio per un paese come l'Italia è che, malgrado il suo bisogno di fondi europei, puo essere che veda i fondi stanziati a suo favore diminuire, è una tale situazione si tradurrà in un fallimento per la penisola.
Dei buchi nelle mani che dovranno essere tappati se vogliamo che l'Italia riprenda il suo legitimo posto di pionere nell'industria e la ricerca.